Studiare e ripetere: niente panico, solo metodo e consapevolezza di sé.

Nella mia esperienza mi è capitato spesso di aiutare bambini e ragazzi che affrontano senza particolari problemi i compiti scritti, ma si trovano in difficoltà nella preparazione delle lezioni e nella loro restituzione orale.
Le cause sono molteplici e richiedono un approfondimento puntuale, specifico per ogni età e bambino, tuttavia vorrei proporre brevemente alcuni suggerimenti per facilitare la comprensione e l’apprendimento del testo scritto a partire da una pagina di storia di una classe 4° della scuola primaria.
Lo stesso metodo, almeno nei principi fondamentali, può essere esteso a tutte le materie e le classi.



COME SI LEGGE?

In generale, sarebbe opportuno realizzare una prima lettura del paragrafo per intero. Questa scelta dipende tuttavia dalle attitudini del bambino e dalla sua capacità di attenzione e concentrazione. Per alcuni infatti una lettura prolungata diventa dispersiva e distraente: in questo caso consiglio di evitarlo e di passare direttamente alla fase successiva, che consiste nell’individuare le sequenze in cui il testo è suddiviso.

La prima sequenza, spesso trascurata, è il titolo. È importante perché aiuta a farsi un’idea di ciò di cui si sta parlando, perciò consiglio di soffermarsi su di esso il tempo necessario per assimilarne il significato.

Altrettanto utile è la comprensione della prima sequenza, che nei libri di testo svolge il ruolo di introduzione: spesso infatti nelle prime righe del paragrafo è riassunto l’argomento che verrà sviluppato nel paragrafo stesso: la comprensione e l’assimilazione di queste poche righe aiuta la comprensione e la memorizzazione degli argomenti che seguono.

L’identificazione delle sequenze non deve ricalcare pedissequamente la suddivisione grafica del paragrafo, indicata dai capoversi, ma seguire una connessione logica: ogni sequenza ruota attorno a un concetto – cardine e si passa alla successiva solo dopo che tale concetto è stato esaurito.


La scelta tra lettura silenziosa e lettura ad alta voce dipende unicamente dalle abitudini e dalla predisposizione del bambino
. Generalmente la seconda favorisce l’apprendimento, tuttavia accade anche che il bambino sia più impegnato a ‘leggere bene’ che non a comprendere il testo. Poiché dalla lettura dipende l’apprendimento della lezione, è fondamentale che il bambino possa sentirsi a proprio agio e si concentri sulla comprensione del testo.

 
COME SI SOTTOLINEA?
Gli errori più comuni in questa fase sono la tendenza a sottolineare tutto o le parole suggerite dal testo, evidenziate e in qualche modo suggerite da caratteri particolari. Il senso di sottolineare alcune parole sta proprio nel porre in evidenza i concetti basilari che costituiscono il focus di ciascuna sequenza e sono normalmente espressi da una parolachiave. È importante che il bambino individui una parola (o 2/3 al massimo, a seconda della lunghezza e complessità della sequenza) ovviamente attinenti all’argomento, che hanno la finalità di aiutarlo a ricordare l’argomento stesso. Quindi non esiste una parola – chiave uguale per tutti, ma ciascuno deve individuare quella che lo aiuterà a ricordare ciò che ha appreso e, alla fine della lezione, gli consentirà di comporre una tabella o una mappa che servirà per ripetere la lezione autonomamente, senza dover ricorrere a domande specifiche.

La scelta delle modalità con cui evidenziare le parole – chiave è suggerita dai loro livelli logici: è importante sottolineare nello stesso modo le parole che richiamano gli argomenti più importanti e identificare una modalità più ‘leggera’ per evidenziare altri concetti secondari che possono comunque aiutare la memorizzazione degli argomenti e la successiva ripetizione a voce alta.
Come si può vedere dall’immagine, a questo punto la pagina è già di per sé uno schema, pronto per essere tradotto in una tabella o in una mappa

L’elaborazione concettuale di questi strumenti merita un approfondimento a sé, tuttavia occorre almeno tenere presente i seguenti punti essenziali:
  • procedere alla loro realizzazione solo dopo che si è compresa e memorizzata la lezione: l’elaborazione dei contenuti che essi richiedono suggerisce la necessità di averli acquisiti realmente e di poterli ‘smontare e rimontare’ mentalmente con facilità.
  • Non esiste uno strumento privilegiato: ogni bambino fa storia a sé ed è importante che possa utilizzare gli strumenti che lo aiutano maggiormente nell’apprendere e con cui ha più familiarità, purché siano pensati ed elaborati personalmente.
  • Occorre che tabelle e mappe siano costruite e interpretate come veri e propri ‘strumenti di lavoro’, quindi realizzati in ascolto della propria creatività e del proprio stile di apprendimento, affinché siano utili facilitatori per l’acquisizione di nozioni e la memorizzazione di concetti. 

Di seguito propongo una tabella e una mappa a mero titolo esemplificativo, da utilizzare eventualmente come spunto per poi realizzare i propri, personalissimi, strumenti.
COME SI RIPETE A VOCE ALTA?
Una volta terminata la fase di studio, inizia la parte più ostica per molti bambini e ragazzi: quella della ripetizione a voce alta

Propongo in estrema sintesi alcuni consigli che a tutt’oggi utilizzo nel mio lavoro:
  • Ripeti stando in piedi. All’inizio è faticoso e talvolta imbarazzante per i bambini, tuttavia è una modalità molto utile perché aiuta a staccarsi dal libro di testo e, cambiando fisicamente il proprio punto di vista, cambiare anche la percezione di sé e la modalità di proporsi. In questo modo, simulando l’interrogazione in classe, il bambino impara ad ascoltare criticamente la propria voce e ad indirizzarla, ad osservare la propria postura e ciò che il proprio atteggiamento comunica all’altro, acquisendo così maggiore autoconsapevolezza e fiducia in se stesso.
  • Raccontami quello che sai sull’argomento come se fossimo al bar e mi stessi raccontando l’ultima puntata della serie che preferisci. In altre parole, bisognerebbe non ripetere la lezione cercando di ricordare una riga del testo dopo l’altra o semplicemente rispondendo alle domande, quanto piuttosto cercare di ‘appropriarsi’ dei contenuti per poterne parlare con competenza, spostando i concetti, giocando con le informazioni, facendo collegamenti e connessioni tra quello che si è appreso e quello che si sapeva già.
  • Convincimi. Raccontami quello che sai come se fosse l’argomento che ti interessa di più al mondo. La passione e l’entusiasmo sono contagiosi anche verso se stessi e sono fondamentali per favorire l’apprendimento.
  • Spiegami quello che sai come se io avessi tre anni. Questo è un consiglio che mi porto dietro dai tempi dell’università, quando un mio amato e stimato professore sentenziò davanti alla mia faccia delusa: ‘Non ti ho dato la lode perché non sapresti spiegare tutto questo a un bambino di tre anni’. Mi sembrò una motivazione sacrosanta: mi ero preparata ma non così tanto, perché saper spiegare un concetto prevede certamente una profonda elaborazione cognitiva, ma trasformarlo in qualcosa di accessibile, mantenendone intatta la complessità, dimostra che quel concetto ci è passato attraverso e l’abbiamo fatto nostro. Compreso e appreso. Significa che è finito nel cassetto mentale degli oggetti preziosi, che magari non ci ricorderemo quando l’abbiamo imparato e in quale libro l’abbiamo letto, ma di sicuro resterà con noi per sempre.